È alquanto strumentale tutta la polemica e tutto il relativo polverone sollevato da parte dei ristoranti e affini sulla questione degli home restaurants. Non per nulla, in materia fiscale e tributaria vige il concetto riguardante la prestazione occasionale, che prevede che se non si superano i 5000 euro non vi sia necessità di alcuna dichiarazione e apertura di Partita IVA.
Ma è poi anche da valutare il fatto, certamente non di secondo piano, che ognuno di noi, fino a prova contraria, è libero di invitare a mangiare a casa propria chi vuole, e attaccarsi al fatto che viene ad essere richiesto un compenso più che simbolico, è davvero triste e squallido. La filosofia degli home restaurants si basa proprio sulla condivisione del piacere di conoscersi e poter degustare del buon cibo.
Impedire o voler regolamentare la libertà di organizzare degli home restaurants equivarrebbe a volersi intromettere nella libertà individuale. Sarebbe come voler impedire ad un gruppo di amici o di individui, di mettere una certa cifra al fine di poter organizzare un pranzo o una cena conviviale.
La cosa più errata è voler vedere gli home restaurants come possibile forma di antagonismo o di concorrenza alla tradizionale ristorazione. Chi ama frequentare gli home restaurants sa benissimo che non potrà di certo ricevere tutte quelle attenzioni che può trovare in un ristorante, cioè non avrà di certo a disposizione un menù, un cameriere, ma avrà la possibilità di accettare una composizione di piatti ben chiara e già stabilità senza varianti.
Infatti, una conviviale riunione a casa di una persona è esclusivamente una occasione per mangiare insieme piatti tradizionali o etnici. Gli home restaurants non sono né una sagra, né una festa di piazza e neppure un ristorante.
Oltretutto è anche oltraggioso accampare accuse nei confronti di chi organizza degli home restaurants come quelle riguardanti il non rispetto delle regole igieniche, anche perché tali sospetti, provengono da gruppi di persone votate esclusivamente al lucro e che il più delle volte non sono propriamente rispettose delle più elementari regole igieniche, aspetti che invece in una casa privata sono sempre osservati.
In conclusione la FIPE, cioè la Federazione Italiana Pubblici Esercizi, pensasse più a far attenzione in casa propria, invece di voler metter bocca sugli home restaurants organizzati in casa di privati cittadini, anche perché sui pubblici esercizi ci sarebbero davvero tante cose da dire, e il più delle volte non propriamente belle.